La morale “FAI DA TE”

5 agosto 2010 alle 08:41 | Pubblicato su Attualità | Lascia un commento

La questione morale agita il dibattito politico dal lontano 1981, da quando cioè – undici anni prima di Mani pulite – l’allora segretario del Pci, Enrico Berlinguer, ne parlò per primo. La Seconda Repubblica nacque giurando di non intascar tangenti, di rispettare il bene pubblico, di debellare malaffare e criminalità. Bastano tre cifre, invece, per dirci a che punto siamo arrivati. Nel nostro Paese, in un anno, l’evasione fiscale sottrae all’erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più.

Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Quel che stupisce è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l’intera società. Prevale la “morale fai da te”: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il “bene comune” è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza.

Se è vero, come ha detto il presidente del Senato Renato Schifani, che «la legalità è un imperativo categorico per tutti, e in primo luogo per i politici, e nessuno ha l’esclusiva», è altrettanto indubbio che c’è, anche ad alti livelli, un’allergia alla legalità e al rispetto delle norme democratiche che regolano la convivenza civile. Lo sbandierato garantismo, soprattutto a favore dei potenti, è troppo spesso pretesa di impunità totale. Nonostante la gravità delle imputazioni. L’appello alla legittimazione del voto popolare non è lasciapassare all’illegalità. Ci si accanisce, invece, contro chi invoca più rispetto delle regole e degli interessi generali. Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in “servitori”. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il Paese vada allo sfascio. Non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il “dominus” assoluto.

Che ne sarà del Paese, dopo la rottura avvenuta tra Berlusconi e Fini? La scossa sarà salutare solo se si tornerà a fare “vera” politica. Quella, cioè, che ha a cuore i concreti problemi delle famiglie: dalla disoccupazione giovanile alla crescente povertà. Bisogna avere l’umiltà e la pazienza di ricominciare. Magari con uomini nuovi, di indiscusso prestigio personale e morale. Soprattutto se si aspira alle più alte cariche dello Stato. Giustamente, i vescovi parlano di «emergenza educativa». Preoccupati, tra l’altro, dalla difficoltà di trasmettere alle nuove generazioni valori, comportamenti e stili di vita eticamente fondati.

Contro l’impotenza morale del Paese, il presidente Napolitano ha invocato i «validi anticorpi» di cui ancora dispone la nostra democrazia e la collettività. Famiglia, scuola e, soprattutto, mondo ecclesiale sono i primi a essere chiamati a dare esempi di coerenza e a combattere il male con più forza. Anche di questo si dibatterà a Reggio Calabria, dal 14 al 17 ottobre, nella 46ª edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani. Dei 900 delegati, 200 sono giovani. Una scelta. Un investimento. Un piccolo segnale di speranza.

Fonte: Famiglia Cristiana

E’ iniziata la campagna acquisti

2 agosto 2010 alle 09:47 | Pubblicato su Politica | 1 commento

Finita la campagna acquisti calcistica, ne inizia un’altra politica. Importanti siti nazionali riportano la notizia che alcuni dei 33 finiani epurati dal PDL, siano stati avvicinati per essere persuasi a ritornare sui loro passi.

C’è la malcelata volontà di disgregare sul nascere,  la neonata formazione politica di Gianfranco Fini, FUTURO E LIBERTA’. Frasi come “Stiamo pensando ad un nuovo ruolo per te” oppure “Torna di qua, Fini vi ha fregato” ma anche minacciose, da Santa inquisizione come  “Verrai deferito ai probiviri”, sono all’ordine del giorno.

Molti plaudono al nuovo corso politico di Gianfranco Fini e i suoi. L’essere stato illuminato sulla via di Damasco, dopo tanti anni, con la conseguenza di non accettare più incondizionatamente la politica di  un esecutivo dove l’impunità la faceva da padrona, fanno, dell’ex segretario di AN, il principale candidato alla creazione, finalmente in Italia, di quella destra democratica e riformista che tanto auspicava Indro Montanelli.

E’ vero, si accusa Fini di essersi accorto troppo tardi dell’autarchia nella quale sta sprofondando l’Italia, ma non è mai troppo tardi guarire dal cancro del berlusconismo  che ormai si è radicato come una metastasi  e si diffonde in tutti gli apparati della società civile.

Il tempo ci dirà se, a torto o a ragione, Fini avrà, oltre all’indubbia caratura politica, anche la capacità di attirare a se quel consenso popolare di coloro, che, pur turandosi il naso e non potendo votare per il centro sinistra, hanno sempre appoggiato  il PDL.

Infatti uno degli obiettivi principali di  Fini & company, se saprà muoversi bene nella scacchiera politica del centro destra,  è la recondita speranza  di catalizzare a favore di FUTURO E LIBERTA’ il consenso degli “scontenti”.

Sempre che l’etica e la ragione assurgano ancora a una condizione imprescindibile per chi fa politica in modo serio e onesto, con l’auspicio, per chi non ha contratto i virus del berlusconismo,  che questa campagna acquisti messa in piedi dal PDL possa rivelarsi un boomerang micidiale per il Cavaliere.

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