ALL’ISTITUTO COMPRENSIVO POLO 1 DI VIA RUFFANO CASARANO…..

19 gennaio 2008 alle 14:52 | Pubblicato su Scuola | Lascia un commento

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SONO STATI ASSEGNATI FONDI PER CIRCA 200.000,00 € Con nota prot. n.5823 del 20.12.2007 e nota prot. n. 5838 DEL 21.12.2007 del Ministero della Pubblica Istruzione Dipartimento per l’Istruzione, sono stati autorizzati i piani integrati previsti dalla programmazione Fondi Strutturali 2007/2013.  

 Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Competenze per lo sviluppo” è stato finanziato con il Fondo Sociale Europeo per un totale di € 159.984,22 per la realizzazione delle seguenti azioni:

F 1 –    Promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e inclusione sociale rivolta agli alunni della  Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di 1° grado.–         n. 6 moduli didattici per gli alunni–      

   n. 1 modulo per i genitoriC 1 – 

   Migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani. Interventi per lo sviluppo delle competenze chiave.”Imparare ad apprendere” azione rivolta alla Scuola Secondaria di 1°   grado.–      

   n. 1 modulo didattico per gli alunniC 1 –   

 Migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani. Interventi per lo sviluppo delle competenze chiave. Comunicazione lingua straniera (lingua inglese) rivolta alle classi quinte della Scuola Primaria ed agli alunni della Scuola Secondaria di 1° grado. –       

  n.1 modulo didattico per gli alunni D 1 –  

  Accrescere la diffusione, l’accesso e l’uso della società dell’informazione nella scuola. Interventi formativi rivolti ai docenti ed al personale della Scuola sulle nuove tecnologie della comunicazione.    –    

     n.1 modulo per i docenti dei tre ordini di ScuolaG 1 –   

 Migliorare i sistemi di apprendimento durante tutto l’arco della vita. Interventi formativi flessibili finalizzati al recupero dell’istruzione di base per giovani ed adulti.–       

  n.5 moduliL’intervento per gli “Ambienti per l’apprendimento” è stato finanziato con il Fondo Europeo per lo sviluppo Regionale per un totale di € 34.318,92 per realizzare: –     

    l’Allestimento di n. 1 Laboratorio scientifico per incrementare il numero dei laboratori e migliorare le competenze scientifiche degli alunni –      

   l’Allestimento di n.1 Laboratorio Tecnologico per incrementare il numero dei laboratori e migliorare le competenze tecnologiche di tutta l’utenza. L’Istituto Comprensivo n.1 di Casarano, pertanto, si prefigge l’obiettivo di  potenziare al massimo la propria Offerta Formativa grazie al valore aggiunto dell’Intervento Comunitario il quale a sua volta si prefigge l’obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento e delle competenze chiave, assicurare l’equità di accesso e nel contempo le eccellenze, ridurre il fenomeno della dispersione scolastica. L’Istituto comunica, inoltre, a tutta la  cittadinanza che i moduli su descritti saranno avviati a breve termine 

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www.polo1viaruffano.it

 

Una Chiesa che scambia il sacro con il profano

13 gennaio 2008 alle 18:58 | Pubblicato su Attualità | 1 commento

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di Eugenio Scalfari  da Repubblica.it


E’ durato ventiquattr’ore il gelo tra Vaticano e Campidoglio, tra il Papa e il sindaco di Roma. Poi c’è stata la marcia indietro guidata dal cardinal Bertone, Segretario di Stato, e Roma da città in “gravissimo degrado” come aveva affermato Benedetto XVI di fronte a Veltroni, Marrazzo e Gasbarra allibiti di tanta inattesa severità, è diventata di colpo una “città godibile e accogliente” e le istituzioni locali “alacremente impegnate a migliorare la socievolezza e il benessere diffuso”.
Le due diplomazie parallele hanno lavorato sotto traccia senza risparmiarsi, ottenendo infine il risultato desiderato da entrambe (quella di Veltroni e quella di Bertone): correggere la “gaffe” di papa Ratzinger, ristabilire rapporti amichevolmente corretti tra le due sponde del Tevere, mettere allo scoperto l’ultimo colpo di coda di Ruini, autore del dossier cui si era ispirato il Papa per la sua improvvida sortita. Ruini sta facendo i bagagli, tra poco lascerà il Vicariato (per limiti d’età).
Al suo posto andrà il prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, candidato del Segretario di Stato. Quanto all’assalto antiveltroniano scaturito dopo l’intervento papale dell’altro giorno, la correzione effettuata dal cardinale Segretario di Stato ha avuto l’effetto di un “boomerang”: per l’ennesima volta gli statisti del centrodestra – con la sola eccezione di Casini – si sono esposti con strepiti e sceneggiate clericaloidi per poi trovarsi spiazzati e beffati. Una vittoria non trascurabile per Veltroni, derivante da un appuntamento che in condizioni diverse avrebbe avuto dai “media” l’attenzione di poche righe e che si è invece trasformato in una prova di forza del sindaco di Roma e leader del Partito democratico. Tutto è bene quel che finisce bene, ma è proprio così? Dipende dai punti di vista. Per i laici-laici (adesso si usa definirli così) restano molti punti interrogativi dopo questa vicenda, ma problemi ancora maggiori si pongono al laicato cattolico. Non che siano nati dalla “gaffe” di Benedetto XVI; esistono da molto tempo e precedono di anni l’incoronazione dell’attuale pontefice. Ma quest’ultima sua sortita ha avuto l’effetto di riproporli tutti, insoluti e sempre più urticanti. Al di là della palese inconsistenza politica e culturale di papa Ratzinger, che da Ratisbona in qua si comporta come un allievo di questo o quel dignitario della sua corte spostando la barra del timone secondo i suggerimenti che gli vengono da chi di volta in volta lo consiglia, esiste più che mai un disagio profondo nella Chiesa e nel laicato cattolico. La Chiesa di Benedetto XVI, ma anche quella di Giovanni Paolo II, non riesce ad entrare in sintonia con la cultura moderna e con la moderna società. Questo è il vero tema che dovrebbero porsi tutti coloro che si occupano dei rapporti tra la società ecclesiale e la società civile all’inizio del XXI secolo. La gerarchia ecclesiastica e quello che pomposamente viene definito il Magistero si sono da tempo e sempre più trasformati in una “lobby” che chiede e promette favori e benefici, quanto di più lontano e disdicevole dall’attività pastorale e dall’approfondimento culturale. Il “popolo di Dio” soffre di questa trasformazione; i laici non trovano terreno adatto al dialogo se non sul piano miserevole di comportarsi anch’essi come una confraternita pronta a compromessi e patteggiamenti. Quando un Papa arriva al punto di bacchettare un sindaco di Roma e un presidente di Regione e reclama maggiori aiuti finanziari per il Gemelli e il Gesù Bambino e per le scuole cattoliche; quando il Vicariato di Roma e il vertice della Conferenza episcopale intervengono direttamente sui membri del Parlamento e del Consiglio comunale romano per bloccare una legge o mandarne avanti un’altra; quando questa prassi va avanti da anni di fronte a problemi mondiali che chiamano in causa civiltà e culture, bisogna pur dire che siamo in presenza di spettacoli desolanti. Aggiungo che si tratta di responsabilità condivise. La gerarchia cattolica baratta da anni (o da secoli?) il sacro con il profano; le istituzioni politiche l’accompagnano su questa strada di compromessi al ribasso per cavarne improbabili tornaconti elettorali; lo stuolo sempre più vociante degli atei devoti affianca o precede il corteo. Verrebbe spontaneo di voltar la faccia dall’altra parte per non vedere. Veltroni ha fatto bene a protestare sottotraccia e portare a casa la vistosa correzione di rotta vaticana. Zapatero, in una situazione per molti versi analoga, ha scelto una strada diversa. L’Episcopato spagnolo guidato dal primate vescovo di Madrid aveva pochi giorni fa portato in piazza un milione di fedeli per protestare contro la legge sul matrimonio dei “gay”; la vicepresidente del governo, signora Fernandez de la Vega, ha ufficialmente commentato quella manifestazione con queste parole: “La società spagnola non è disposta a tornare ai tempi in cui una morale unica era imposta a tutto il Paese né ha bisogno di tutele morali. Tanto meno ne ha bisogno il governo che non le accetta”. Capisco che Madrid non è Roma e il vescovo di Madrid non è il Papa. Ma la Chiesa è la stessa in Spagna come in Italia. I laici-laici italiani avrebbero probabilmente preferito che la protesta del leader del partito democratico fosse stata simile a quella del suo collega spagnolo, ma in Italia non si può. L’Italia è una provincia papalina, Porta Pia è una data caduta in disuso, il Concordato fu voluto e firmato da un altro ateo devoto come Benito Mussolini e inserito nella Costituzione con il voto determinante di un altro ateo come Togliatti per ragioni esclusivamente politiche. In Italia ci sono oggi due minoranze, quelle dei cattolici autentici e quella degli autentici laici. In mezzo c’è un corpaccione di laici e di cattolici “dimezzati”, che ostentano virtù civiche e religiose che non praticano affatto. Quella è la maggioranza del paese. Il resto viene da sé. Il guaio è che la gerarchia ecclesiastica e il Magistero non sono affatto turbati da questa situazione paganeggiante. La loro preoccupazione è l’otto per mille, i contributi pubblici agli oratori, la costruzione di nuove chiese e parrocchie, l’esenzione dall’Ici, l’insegnamento del catechismo nella scuola pubblica, il  finanziamento quella privata. E naturalmente la crociata antiabortista, la moratoria. A loro interessa non già di usare lo spazio pubblico per propagandare la dottrina e il Vangelo ma entrare nelle istituzioni politiche per guidare il voto dei parlamentari e condizionare i partiti. L’attuale Segretario di Stato, che rimpiange il Togliatti dell’articolo 7 della Costituzione, è comunque un progresso rispetto al suo predecessore, cardinal Sodano che, alla vigilia di ogni elezione, esaminava i leader dei vari partiti per vedere chi offriva maggiori garanzie alla Santa Sede. E quelli si facevano esaminare, felici quando il “master” toccava ad uno di loro invece che all’altro. Serve a qualche cosa una Chiesa così? Fa barriera contro le invasioni barbariche del terzo millennio o invece apre loro la porta? Risponderò con una citazione quanto mai attuale: “La Chiesa sembra porsi di fronte allo Stato e alle forze politiche italiane come un altro Stato e un’altra forza politica; l’immagine stessa della Chiesa risulta appiattita sulle logiche dello scambio, impoverita di ogni slancio profetico, lontana dal compito di offrire ad una società inquieta e per tanti aspetti lacerata motivi di fiducia, di speranza, di coesione. Le responsabilità del laicato cattolico sono del tutto ignorate. La sorpresa e il disorientamento sono forti per tutti i cattolici che hanno assorbito la lezione del Concilio Vaticano II su una Chiesa popolo di Dio nella quale il ruolo della gerarchia non cancella ma anzi è al servizio di un laicato che ha proprie e specifiche responsabilità. Tra queste vi è proprio quella di tradurre nel concreto della vita politica e della legislazione di uno Stato democratico esigenze e valori di cui la coscienza cattolica è portatrice. E’ legittimo e doveroso per tutti i cittadini, e perciò anche per i cattolici, contribuire a far sì che le leggi dello Stato siano ispirate ai propri convincimenti ma questo diritto dovere non è la stessa cosa che esigere una piena identità tra i propri valori e la legge. E’ in questa complessa dinamica che si esprime la responsabilità dei cattolici nella vita politica. Urgente si è fatta l’esigenza della formazione del laicato cattolico alle responsabilità della democrazia. Perché mai l’Italia e i cattolici italiani debbono sempre esser trattati come “il giardino della Chiesa”?”. L’autore di questa pagina è Pietro Scoppola e la data è del febbraio 2001, nel pieno d’una campagna elettorale che si concluse con la vittoria di Berlusconi e del suo cattolicesimo ateo e paganeggiante. Ma potrebbe essere stata scritta anche oggi con la stessa attualità. Purtroppo l’autore è scomparso, la sua voce non parla più e la perdita è stata grave per i laici ma soprattutto per i cattolici. Scoppola si rendeva conto che solo il dialogo tra la minoranza dei veri laici e la minoranza dei cattolici autentici avrebbe ridotto il peso di quell’indifferenziato corpaccione di finti devoti e di finti laici “appiattiti sullo scambio dei benefici e dei favori, impoveriti di slancio profetico e pastorale, dominati dalla gerarchia e dalle oligarchie”. Questo era il problema di allora ed è ancora quello di oggi. Di esso il Partito democratico, la sinistra radicale, i cattolici moderati, gli uomini e le donne di buona volontà, dovrebbero discutere; su di esso dovrebbero dialogare. La gerarchia occupi tutto lo spazio pubblico che vuole ma non interferisca nell’autonomia dei laici e delle istituzioni civili. I rappresentanti di queste ultime impediscano le interferenze anziché assecondarle o nel caso migliore tollerarle fingendo che non vi siano state. Queste finzioni non fanno bene né alla Chiesa popolo di Dio né alla democrazia.

bisb..ETICA PROFESSIONALE?

11 gennaio 2008 alle 19:21 | Pubblicato su Attualità | 2 commenti

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Ieri 10 gennaio su un quotidiano a diffusione regionale, a firma di uno pseudo giornalista del quale metterò solo  le iniziali P.M., è apparso un articolo riguardante la nazionale di pallamano. A leggere il contenuto  non si scorge nulla di strano. Peccato però che quell’articolo era stato già pubblicato due giorni prima (8 gennaio) e scritto da me per www.casaranosport.it con il quale collaboro da diverso tempo. Chi mi conosce sa benissimo che io scrivo solo per passione, sono un perfetto dilettante della penna. Essere copiati da chi invece scrive per mestiere mi sembra davvero assurdo. Ma questo signore è andato “oltre”: Ha pubblicato addirittura la stessa foto, neanche quella ha cambiato! Ha avuto la sfacciataggine di riportare frasi e concetti senza sostituire neanche una virgola. Insomma ha avuto la sfrontatezza di copiare alla lettera, non ha cercato neanche di camuffare in qualche modo il plagio. Per noi di casaranosport.it è comunque un motivo di orgoglio constatare che i nostri articoli vengono presi come esempio da parte di “quotidiani” locali di un certo livello. Non è la prima volta che prendono spunto da notizie che passano prima dal nostro sito. Prendiamo atto, ahimé, della pochezza intellettuale e professionale di alcuni sedicenti “giornalisti” che fanno informazione scopiazzando qua e la da chi invece scrive per hobby. Questa volta, anche se il plagio è lampante, abbiamo deciso di sorvolare, di chiudere un occhio. Anzi, per la verità, li abbiamo chiusi tutti e due. Non essendo ancora “testata giornalistica” vorremmo evitare di impelagarci in iniziative legali nei confronti di questo “furese” della carta stampata (con tutto il rispetto per la categoria dei furesi). Avrei voluto tanto scrivere una bella lettera pubblica di protesta, indirizzata al direttore del giornale. Forse lo farò in forma privata. Vedremo.

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