Un libro per voi. « CECITA’» di Josè Saramago

21 aprile 2007 alle 16:47 | Pubblicato su Cultura | 6 commenti

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Pubblicato in Italia nel 1996, è un romanzo allegorico sulla incapacità dell’uomo moderno di saper vedere e capire ciò che è e ciò che sta diventando. Improvvisamente un uomo diventa cieco, proprio mentre sta fissando un simbolo della stasi, dell’immobilità: un semaforo rosso. Ma non si tratta della cecità solita, descritta dalla letteratura medica, bensì di una cecità bianca, abbagliante. Come trovarsi immersi in un mare di latte. Presto si scopre che questo insolito e incredibile evento è contagioso. Senza possibilità di capire come, a poco a poco tutti gli abitanti dello Stato (quale non importa, il narratore non ce lo dice, nel suo resoconto) sono colpiti da questa disgrazia. All’inizio le persone vengono rinchiuse in un ex manicomio. Ed è in questo microambiente che conosciamo i protagonisti, nelle loro virtù e nelle loro miserie. Miserie a cui nessuno pensava di poter arrivare, ma la situazione fa saltare ogni norma sociale precedentemente rispettata. Una sorta di Signore delle Mosche, ma più crudo e teso. Tutto è impastato di escrementi, di sopravvivenza, di fame e di morte gratuita: specchio di quello che miliardi di persone nel mondo vivono tutti i giorni.
Non compare un nome proprio. I personaggi sono senza nome. E senza vista. Ma anche in questa “parabola” c’è qualcuno che non soggiace alle regole dei molti. È la moglie dell’oculista che ha visitato il primo uomo colpito dal “mal bianco”. Sorta di Messia, la moglie, che vede ciò che gli altri non possono vedere perché ciechi. L’ottusità morale ha bisogno di qualcuno o qualcosa che ci dica che stiamo per inciampare. Ma il prezzo da pagare è alto, se si è gli unici a vedere gli orrori che nessun altro può vedere. I ciechi possono commettere atrocità o semplici scorrettezze senza averne veramente rimorso. Il fatto di non avere un’immagine impressa nella mente del gesto compiuto rende il gesto, per quanto orribile, una specie di proiezione mentale. Una fantasia. Un sogno.
Poi salta tutto. C’è il caos totale. Anche i militari che sorvegliavano il manicomio diventano ciechi e i reclusi sono “liberi”. La società si riorganizza secondo i bisogni e i nuovi impedimenti. Si gira in piccoli branchi. Si cerca senza sosta il cibo vagando per la città. Si dorme ogni notte in posti diversi. Solo i “nostri” sono in grado di ritrovare la via per le proprie case, avendo una guida… Chi, a occhi chiusi, perso in una grande città, sarebbe in grado di riconoscere la propria strada, il proprio portone? In questo modo salta l’idea di proprietà. Chi tardi arriva… alloggia da un’altra parte, che tanto è uguale. E pensandoci noi gran parte delle nostre scelte le facciamo con gli occhi, non col cuore o secondo regole pratiche (una poltrona è meglio bella che comoda…).
È un resoconto, come si diceva, ma più che resoconto è un trattato (“ensaio”, dal portoghese, infatti può essere tradotto così, o anche: saggio). La cosa che salta più all’occhio è l’aspetto della pagina. Pagine monolitiche, con pochissimi paragrafi e a capo. La seconda cosa, leggendo, di cui ci si rende conto, è che la punteggiatura è utilizzata ai minimi termini: punti e virgole, e basta. Tutto di fila… E la cosa ha un senso, quando si arriverà a incontrare, verso la fine del romanzo, l’alter ego di Saramago. Uno scrittore cieco. E come scrive uno scrittore cieco che non conosce il braille?
Per vedere basta togliersi le bende che non ci accorgiamo di avere sugli occhi.

6 commenti »

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  1. caspita, mi hai fatto venire una gran voglia di leggerlo.. domani sera mi catapulto in libreria 🙂

    complilmenti per i tuoi post 🙂

    un bacione

  2. Veramente una bella coincidenza. Il libro l’ho acquistato da un po’ ma sin ad ora ho tergiversato. Ora avevo intenzione di leggerlo non appena termino, penso entro oggi, Eva Luna.
    Leggere il tuo post mi ha invogliato maggiormente e ora non vedo proprio l’ora di iniziarlo.
    Grazie.

  3. è il primo libro di saramago che leggo,davvero forte.lentamente mi sono addentrata nell’oscuro,seppur latteo, mondo raccontato,difficile procedere senza provare vergogna,il luogo delle barbarie sembra sempre ricco di sorprese.per niente ovvie le conclusioni,è come un film dal finale aperto.

  4. Ho letto questo libro in 3 agiorni…davvero avvincente e sconvolgente in alcune parti… Diciamo che ti mette nella condizione di capire come si puo sentire una persona quando prova una disgrazia inaspettata come quella del perdere la vista improvvisamente.
    Mi ha fatto riflettere allo spirito di sopravvivenza che ogni creatura possiiede, e a come sia fondamentale per l`essere umano mantenere una soglia limite di dignita.
    Lo consiglio vivamente. Anche per me questo resta il primo libro che leggo di Saramago ma sicuramente ce ne saranno degli altri che prendero…qualche consiglio?

    • Ti consiglio: “Le intermittenze della morte”, il primo libro che ho letto di Saramago.

  5. Da “Tutti i nomi”
    …la memoria, che è suscettibile e a cui non piace essere colta in fallo, tende a riempire le dimenticanze con creazioni di realtà proprie, ovviamente spurie, ma più o meno contigue ai fatti accaduti di cui le era rimasto solo un ricordo vago, come ciò che resta del passato di un’ombra (pag.179)

    Ricordiamolo quando diciamo “ricordo perfettamente”


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